500 anni senza Leonardo da Vinci

Da una locandina in città
Oggi, 2 maggio 2019, sono trascorsi esattamente 500 anni dalla scomparsa di Leonardo da Vinci.
Un'assenza solo fisica, Leonardo è ancora presentissimo tra noi con le sue idee che hanno accompagnato l'evoluzione tecnologica degli ultimi secoli.
In Italia, mi sembra di capire che ogni città sia riuscita a organizzare un evento, una mostra, un qualcosa per rendergli omaggio come merita. Fa piacere sentire il mio Paese unito dall'arte e dal genio di Leonardo. Vorrei che fosse sempre così. Vorrei che fossimo sempre pronti a sostenere e a diffondere quanto di meglio abbiamo. Così come le buone azioni possono essere "contagiose" e dare il via a una preziosa catena di solidarietà, anche mostrare le capacità di figure di spicco potrebbe risvegliare qualche intelletto assopito dalla sfiducia per il futuro.

Nel mio piccolo, mi unisco anch'io al ricordo di Leonardo dedicando al grande Maestro tutti i post che scriverò questo mese, ogni giovedì.

Leonardo da Vinci da bambino doveva essere una vera peste. Un concentrato d'energia in movimento, sempre curioso e attento con mille perché in testa, a cui gli adulti non davano troppo peso o rispondevano distrattamente, non conoscendo fino in fondo la risposta ai suoi quesiti così profondi. 
Leonardo, allora, la verità andò a cercarsela osservando e smontando la natura. 
Dal fiore al filo d'erba, sezionato con attenzione, alle povere lucertole, sue prime cavie. 
Fosse stato un bambino di oggi, avrebbe giocato un po' con la macchinina telecomandata e poi l'avrebbe smontata. Qualsiasi psicologo è in grado di dirvi che questo bisogno di smontare è una precisa volontà di scoprire se stessi. Capire come si è fatti dentro.
Più di qualsiasi altra cosa, era la natura umana a incuriosirlo. Ogni azione umana, ogni singolo movimento era per Leonardo un'incognita a cui doveva dare una risposta precisa.
Con altrettanta maniacale attenzione, sin da ragazzino iniziò ad annotare le sue scoperte disegnando. Da qui partì il grande equivoco. Suo padre, invece di capire di avere a che fare con uno scienziato, pensò di avere davanti a sé solo un buon pittore, e lo indirizzo in bottega. Non possiamo fargliene una colpa, ai tempi di Ser Piero da Vinci non era ancora diffusa l'idea di scienza e del lavoro di scienziato come lo intendiamo noi oggi. Se ne inizierà a parlare nel '600, ma prenderà il via ufficialmente solo dal 1800.
Leonardo a bottega da Andrea del Verrocchio si trovò bene, era anche fin troppo facile per lui dipingere. 
Ma a trentanni, quando si presentò alla corte di Ludovico il Moro, nel suo lunghissimo curriculum, pittore era in fondo alla lista. Un chiaro desiderio di voler cambiare vita, di poter fare finalmente di più. 
Così fu. Con il Moro poté progettare scenografie, giochi, strumenti musicali, ponti, navi, opere idrauliche, grandi piani per la costruzione di città ideali. 
Poté tornare a sezionare la natura puntando stavolta sui cadaveri umani. I suoi appunti a riguardo sono di una precisione straordinaria. Ogni osso, ogni muscolo, ogni vena sono stati registrati come non aveva mai fatto nessun altro prima.
Purtroppo, furono anni tormentati per la penisola, Leonardo si vide costretto anche a progettare macchine da guerra.  
Nonostante le sue intenzioni iniziali, non trascurò la pittura, che si rivelò un mezzo efficace per mantenere dei buoni rapporti con i nobili di corte.  
Fu durante quegli anni, a servizio di Ludovico il Moro, che conobbe Monna Lisa. Tutto questo, i lettori di  "La rivincita di Monna Lisa", già lo sanno...

A giovedì prossimo! Vedremo nel dettaglio un grande progetto di Leonardo!


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