La Maledizione dello Yorkshire



Con la valigia piena di sogni, Nadia si è trasferita nella capitale e... ha trovato Romeo! Suo primo grande amore, suo incubo, suo tutto. Se il suo rapporto con Romeo è molto altalenante, i suoi amici sono una certezza, un'ancora di salvezza anche nella più tremenda delle tempeste! Nadia è un'aspirante attrice, un po' lunatica e pazzerella, con una strana fissazione per i proprietari di yorkshire. Un folle pregiudizio maturato a suon di brutte esperienze, che l'hanno spinta a immaginare addirittura una "Maledizione dello yorkshire"! E si sa, i cattivi pensieri, tanto quanto le cattive azioni, si ritorcono sempre contro...


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Cari Nihiller, questo è in assoluto il mio primo libro! Ho iniziato a mettere insieme i pezzi di questa storia con la speranza di realizzare una sceneggiatura per un concorso (a cui alla fine non ho partecipato!). Era un periodo in cui ero in "fissa" con le commedie italiane. In particolare con "Il Mostro" e "Jhonny Stecchino" di e con Roberto Benigni (non a caso, uno dei personaggi del libro si chiama Roberto). Oltre alla bravura recitativa di Benigni, io ero innamorata del perfetto intreccio narrativo di quelle commedie scritte da Vincenzo Cerami! Con il tempo l'ho capito. Non erano i film il mio primario interesse, ma le storie.
Ho iniziato a trasformare la mia sceneggiatura in romanzo. Per capire come fare, guardavo di continuo i bestseller in libreria. Avevano tutti più di trecento pagine, lunghe descrizioni e almeno un capitolo morto (così li definisco io). Sì, fateci caso. Nei romanzi voluminosi di sicuro c'è un "capitolo morto", a volte più di uno. Capitoli dove non succede niente. Capitoli che si potevano benissimo evitare, dove si ripetono per l'ennesima volta informazioni già date, solo per correre dietro a una stupida mentalità per cui "i libri seri hanno un sacco di pagine!". All'inizio mi sono fatta ingannare anch'io. Ho cercato di rendere il mio libro "serio" secondo i canoni stabiliti. Ho aggiunto puntigliose descrizioni, un capitolo morto, ho superato così abbondantemente le famose trecento pagine... ma quando l'ho riletto ho pensato: ma che cavolo ho fatto?! Via, via, parole inutili! La narrazione deve scorrere come un film! Un romanzo deve intrattenere non annoiare! Ma soprattutto, questo è un libro scritto da me e deve avere la mia personalità. Che senso ha scrivere come gli altri? Spinta da queste riflessioni, ho riscritto il libro in un modo tutto mio. Così è partita la mia carriera letteraria e  ho travato un mio stile di scrittura, unico e ben riconoscibile.






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