Self-publishing: diventare editori di se stessi

Spesso chi vi parla di self-publishing è solo qualcuno che ha raccolto un paio notizie e le ha messe insieme tanto per scrivere in un articolo.
Altre volte sono professionisti dell'editoria che si buttano nel self come spie, giusto il tempo per capirci qualcosa e farvi un resoconto.
Guardiamoci in faccia. Credete davvero che siano disposti a "capire"? 
Vogliono trovare tutti i difetti possibili per distruggere questo nuovo modo di pubblicare e salvare così il loro posto di lavoro. 

Sì, il self elimina gli editori, ma lascia in vita tutte le altre figure professionali che ruotano attorno al mondo dell'editoria.
I self vorrebbero avere volentieri un rapporto più stretto con i librai, ma molti di loro fanno gli snob, dichiarano fedeltà a gli editori... e perdono delle vendite che si spostano online. Librai, fate sempre in tempo a cambiare idea!

Chi si sente urtato nei suoi interessi vi dirà che è facile, che con il self-publishing "vai e pubblichi senza nessun controllo, senza qualità". 
Non funziona così.
L'accesso è libero, ma non è un percorso per tutti. 
Se dimentichi di dare qualità al tuo lavoro non vai da nessuna parte. 
Su Amazon, come su altri siti, è possibile leggere le anteprime dei libri, e davanti ai primi strafalcioni grammaticali, a una impaginazione non curata, per non parlare di copertine brutte e arrangiate, non ci sarà alcuna speranza di vendita. Non è forse selezione questa? Questo è controllo! C'è da parte degli stessi lettori, che quando trovano una schifezza immonda non sanno proprio contenersi dal dirlo con una recensione al vetriolo.

Quante volte critichiamo: "Facile essere bella con esperti truccatori a tua disposizione!", "Facile fare l'intellettuale sui social quanto hai altri che ti scrivono i post!", "Facile diventare popolare con bei video che altri girano e montano per te!", "Facile avere successo con uno staff di esperti a disposizione!"... diventa tutto facile quando hai qualcuno che ti aiuta. Ma i self non hanno nessun aiuto!

Provateci voi, da self, dopo aver passato mesi a scrivere, a tirar fuori ancora tutte le vostre energie per studiare e utilizzare al meglio le vostre nuove competenze in marketing e grafica! Provateci voi a chiedere aiuto e ricevere più porte in faccia che bene. Provateci e poi ditemi se è così facile racchiudere una casa editrice in una sola persona! Una persona che, in genere, ha anche un altro lavoro e una famiglia di cui prendersi cura. 
Ma vi rendete conto di quanta genialità e passione ci vuole per essere un autore self?

Un self è un artista indipendente. Un editore di se stesso. Va apprezzato per i suoi sacrifici! Per le capacità che dimostra!

Pensate a Mina, dopo anni di lotte con i discografici che pretendevano di mettere becco in ogni aspetto della sua vita, decise di fare da sé. Una sua etichetta discografica che potesse permetterle di cantare ciò che voleva, quando voleva e come voleva. 
Hanno tentato la stessa strada anche Celentano, Renato Zero, Tiziano Ferro, Fedez, Gianluca Grignani...


Humphrey Bogart, icona del cinema mondiale, cercò di diventare un produttore per liberarsi dalle imposizioni delle major, che ai suoi tempi costruivano i divi e li gestivano come burattini. I film che Bogart riuscì a prodursi gli regalarono le interpretazioni più belle e significative della sua carriera.
Depp, Pitt, Clooney, i nostri ultimi divi, hanno fondato delle case di produzione perché è tosta restare in attesa del telefono che squilla, o veder rifiutata la sceneggiatura del film dei propri sogni perché ora vanno di moda i film con i supereroi "che sbancano di sicuro".

Un artista ha bisogno di lavorare con i suoi tempi e per progetti in cui sa di poter metterci l'anima. 

Un editore, al pari di un discografico e un produttore cinematografico, fa ricerche di mercato e investe sull'idea più gettonata. Non c'è più la ricerca della perla rara, dell'originalità, ma del "copia e incolla".
Ehi, vanno di moda i fantasy con ragazzini! Pubblichiamoli!
Ehi, vanno di moda 50 sfumature! Pubblichiamo tutti i libri simili che ci arriveranno!
Ehi, vanno di moda gli Youtuber! Contattiamoli, metteremo il loro nome e la loro faccia su un libro, a scriverlo ci penseremo noi...

Lo stesso succede con la musica, adesso è tutto un trapper e autotune.

Al cinema remake, sequel e prequel, si gira intorno alle stesse storie, a personaggi noti da sempre.

Editori, discografici e produttori si dice che facciano queste scelte con astuzia, puntando al guadagno. E dovrei far loro un applauso? Chi non vuole i soldi facili? 
Il loro mestiere era più bello di così: era portare cultura. Ravvivare il pensiero. Regalare nuovi sogni, nuovi mondi inesplorati.

Il self è nato per fare quello che gli editori non fanno più: prendersi dei rischi. 
Potete dire quel che vi pare di un libro self dopo averlo letto, ma non diteci che per noi è "facile", ci mettiamo in gioco al 100%. Rappresentiamo la parte più folle, artistica e umana dell'editoria. Innamorati persi dei nostri personaggi e delle nostre storie, le portiamo avanti contro ogni logica di mercato, contro ogni ostacolo, contro ogni stupido pregiudizio.

Il self è per autori coraggiosi e ribelli. 



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