Recensioni “di cuore”. Eh, ma sono rarissime! Persone
talmente empatiche da riuscire a sentire l’autore solo leggendo il libro, senza
conoscerlo. Sentono lì dove l’autore ci ha messo l’anima, lì dove ha pianto.
Nelle loro recensioni indovinano tutti i passaggi chiave, le citazioni più care,
comprendono e sottolineano il lavoro dell’autore.
Si dice che “chi sa fare sa capire”. Ci si aspetterebbe
recensioni "di cuore" tra addetti ai lavori, che sanno quanta fatica c’è dietro la
nascita di libro, e decidono di essere generosi… col cavolo! Il più delle volte
li ho visti infangare colleghi, gioire nel vederli stroncati dalla critica! Mi
stupisce una tale mancanza di sensibilità, ma ancor di più la totale mancanza
di lungimiranza. In editoria è un attimo, sei lì che gongoli per le critiche di
un altro e poi la bella critica al vetriolo la ricevi tu! E allora che fai?
Pesti i piedi e piangi? Ma come? Poco fa “la critica ha ragione!”, “bisogna
accettare la critica!”. Resto dell’idea che si è sempre bravi a difendere il
diritto di critica… quando la critica è per gli altri.
Se “di cuore” ce n’è poco, abbonda la “pancia”.
Vi dirò, quelli che recensiscono “di pancia” mi sono
simpatici! Dicono: “Mi ha conquistato dalle prime righe e l’ho divorato!”. Loro
sono così, istintivi. E se il libro è piaciuto, vogliono bene anche all’autore
e al mondo intero. Certo, sono altrettanto istintivi anche se il libro non
piace, ma non sono dei rancorosi. Dicono: “Non era quello che cercavo”, “Non mi
è piaciuto” che è un chiaro “a me” non è piaciuto, a qualcun altro può darsi di
sì. Hanno rispetto per i gusti altrui. Sono disponibili a fare un secondo
tentativo con un altro libro dell’autore, se incoraggiati da qualcuno per cui
nutrono simpatia.
Sono invece dei veri antipatici quelli che recensiscono “di
fegato”. A volte non lo fanno apposta, bisogna capirli. Capitano quelle
giornate no, vanno sui social per cercare di sorridere e trovano un post dove
elogiano fino alla nausea un libro che a loro ha fatto schifo. In una giornata
diversa, forse avrebbero argomentato o evitato con classe… ma gli girano
talmente tanto, che basta, tutto il peggio che hanno trattenuto per una
giornata viene fuori: “Mi fa schifo! Come si può essere così idioti da
apprezzare una tale boiata?! Di un autore così cretino, che non vale niente… ecc.…
ecc.…”
Altre volte però, non è colpa della luna storta, ma c’è un
rodimento di fegato vero e proprio. Del rancore personale verso l’autore che ha
raggiunto soldi, amore e successo con una facilità (a loro dire!) immeritata.
Non è bello essere pervasi da tutto questo rancore. Vi fa male alla salute,
lasciate perdere! Un bel respiro e relax!
Arriviamo a quelli che si sentono i primi della classe,
quelli che recensiscono “di testa”. Scrivono: “La grammatica è corretta. Il
linguaggio è abbastanza fluido e consono all’argomento. Interessante l’abilità
descrittiva dell’autore…”. Insomma, avete capito. Fanno i maestri e riducono
gli scrittori a loro allievi. Immaginatevi un ventenne che recensisce così un
libro di un novantenne reduce di guerra. Tutto quello che avrebbe voluto il
reduce è toccare il cuore del ventenne, non gli importa nulla del lessico e
della grammatica! Quelli nel libro non sono personaggi, sono persone! È la sua
vita! Vederla analizzata con tale freddezza, come se fosse una storiella qualsiasi,
è un colpo tremendo.
Nelle recensioni metteteci un po’ di cuore, di pancia e di
testa e farete un buon lavoro.
Lasciate perdere il fegato, per il vostro bene…. e i piedi!
Per carità, teneteli nelle scarpe!
Eh, sì, ci sono anche le recensioni fatte “con i piedi”.
Sono più o meno così: “Non mi e pisciuto perché emozione arrrivata ma o trovato
troppi erruori nel testo. L’autore deve inparare melio la grammatica! Per
questo una stella, se no davo tre.”
Ebbene sì, succede anche questo nel fantastico mondo delle
recensioni dei libri!