Come scrivere una recensione?


Ormai sono dell’idea che esistano cinque tipi di commenti o recensione possibili per un libro.

Recensioni “di cuore”. Eh, ma sono rarissime! Persone talmente empatiche da riuscire a sentire l’autore solo leggendo il libro, senza conoscerlo. Sentono lì dove l’autore ci ha messo l’anima, lì dove ha pianto. Nelle loro recensioni indovinano tutti i passaggi chiave, le citazioni più care, comprendono e sottolineano il lavoro dell’autore.

Si dice che “chi sa fare sa capire”. Ci si aspetterebbe recensioni "di cuore" tra addetti ai lavori, che sanno quanta fatica c’è dietro la nascita di libro, e decidono di essere generosi… col cavolo! Il più delle volte li ho visti infangare colleghi, gioire nel vederli stroncati dalla critica! Mi stupisce una tale mancanza di sensibilità, ma ancor di più la totale mancanza di lungimiranza. In editoria è un attimo, sei lì che gongoli per le critiche di un altro e poi la bella critica al vetriolo la ricevi tu! E allora che fai? Pesti i piedi e piangi? Ma come? Poco fa “la critica ha ragione!”, “bisogna accettare la critica!”. Resto dell’idea che si è sempre bravi a difendere il diritto di critica… quando la critica è per gli altri.

Se “di cuore” ce n’è poco, abbonda la “pancia”.

Vi dirò, quelli che recensiscono “di pancia” mi sono simpatici! Dicono: “Mi ha conquistato dalle prime righe e l’ho divorato!”. Loro sono così, istintivi. E se il libro è piaciuto, vogliono bene anche all’autore e al mondo intero. Certo, sono altrettanto istintivi anche se il libro non piace, ma non sono dei rancorosi. Dicono: “Non era quello che cercavo”, “Non mi è piaciuto” che è un chiaro “a me” non è piaciuto, a qualcun altro può darsi di sì. Hanno rispetto per i gusti altrui. Sono disponibili a fare un secondo tentativo con un altro libro dell’autore, se incoraggiati da qualcuno per cui nutrono simpatia.

Sono invece dei veri antipatici quelli che recensiscono “di fegato”. A volte non lo fanno apposta, bisogna capirli. Capitano quelle giornate no, vanno sui social per cercare di sorridere e trovano un post dove elogiano fino alla nausea un libro che a loro ha fatto schifo. In una giornata diversa, forse avrebbero argomentato o evitato con classe… ma gli girano talmente tanto, che basta, tutto il peggio che hanno trattenuto per una giornata viene fuori: “Mi fa schifo! Come si può essere così idioti da apprezzare una tale boiata?! Di un autore così cretino, che non vale niente… ecc.… ecc.…”

Altre volte però, non è colpa della luna storta, ma c’è un rodimento di fegato vero e proprio. Del rancore personale verso l’autore che ha raggiunto soldi, amore e successo con una facilità (a loro dire!) immeritata. Non è bello essere pervasi da tutto questo rancore. Vi fa male alla salute, lasciate perdere! Un bel respiro e relax!

Arriviamo a quelli che si sentono i primi della classe, quelli che recensiscono “di testa”. Scrivono: “La grammatica è corretta. Il linguaggio è abbastanza fluido e consono all’argomento. Interessante l’abilità descrittiva dell’autore…”. Insomma, avete capito. Fanno i maestri e riducono gli scrittori a loro allievi. Immaginatevi un ventenne che recensisce così un libro di un novantenne reduce di guerra. Tutto quello che avrebbe voluto il reduce è toccare il cuore del ventenne, non gli importa nulla del lessico e della grammatica! Quelli nel libro non sono personaggi, sono persone! È la sua vita! Vederla analizzata con tale freddezza, come se fosse una storiella qualsiasi, è un colpo tremendo.

Nelle recensioni metteteci un po’ di cuore, di pancia e di testa e farete un buon lavoro.

Lasciate perdere il fegato, per il vostro bene…. e i piedi! Per carità, teneteli nelle scarpe!

Eh, sì, ci sono anche le recensioni fatte “con i piedi”. Sono più o meno così: “Non mi e pisciuto perché emozione arrrivata ma o trovato troppi erruori nel testo. L’autore deve inparare melio la grammatica! Per questo una stella, se no davo tre.”

Ebbene sì, succede anche questo nel fantastico mondo delle recensioni dei libri!


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