PiùLibriPiùLiberi... che imbarazzo!

Buongiorno Carissimi Nihiller!

Alcuni di voi hanno visto le mie storie "sfogo" su Instagram e mi hanno chiesto: "Cos'è successo?". Un disastro! Anzi, diversi disastri. Ecco perché ho bisogno dello spazio di questo post per affrontare meglio la questione e darvi una risposta esaustiva.

"PiùLibriPiùLiberi" è una delle più importanti fiere dell'editoria del Centro/Sud. Si svolge da ormai ben 22 anni a Roma, nella spettacolare Nuvola di Fuksas.

Dal 2023 la direzione è nella mani di Chiara Valerio, scrittrice e intellettuale dalla parlantina sofisticata.

Chiara Valerio ha promesso di dedicare tutte le edizioni della fiera da lei curate a Giulia Cecchettin, vittima di un orribile femminicidio. 

Bello ricordarla. Anche perché non è solo il ricordo di una splendida ragazza, ma un faro che resta acceso su questo assurdo dramma sociale.

Tutto meraviglioso, no? Cosa poteva andare storto?

Il femminicidio, come dovrebbe ormai essere ben noto, è il picco massimo della violenza di genere. Inserisco un'immagine illustrativa.



Dunque, invitare a tenere una lectio magistralis un autore in causa con l'accusa di maltrattamenti e lesioni all'ex, è stata davvero una pessima idea. Strideva terribilmente con i nobili presupposti iniziali.

L'autore in questione è stato abbastanza saggio da ritirarsi già alle prime polemiche. 

Non è stata affatto saggia Chiara Valerio che ha deciso di difenderlo a spada tratta, "Presenterò io il suo libro al posto suo", gridandolo con arroganza sui social e in tv.

Sarebbe stato molto meglio ascoltare le voci critiche e chiudere subito la vicenda con delle scuse, del tipo: "Non sapevo, ho letto il suo libro non la fedina penale... non presenterà il suo libro, scusate l'errore, ciao, grazie.". Sarebbe finito tutto in pace. Invece, l'insistente difesa della Valerio dell'amico autore, a discapito dell'ex maltrattata (sembrava che la sua denuncia, quindi la sua voce non contasse niente), ha infastidito molti. Molte soprattutto. E il perché è presto detto: da sempre le donne fanno molta fatica a denunciare perché temono di non essere credute. La situazione peggiora drasticamente se l'uomo abusante è ricco, noto e influente. La denuncia è niente rispetto a ciò che saranno in grado di domandare e insinuare in processo per minare "l'onorabilità" della donna. La frase "Sorella, io ti credo!" è un manifesto di vicinanza e incoraggiamento alle vittime, un modo per dire "non ti arrendere, noi siamo con te". La Valerio, che dovrebbe essere un'intellettuale femminista, ha scelto consapevolmente di non credere a lei (nonostante evidenti referti medici) e schierarsi con l'amico.

Per quanto le sia affezionata, non era meglio lasciargli risolvere le sue beghe legali prima di proporgli una così importante esposizione pubblica? Ma un minimo di pudore, di senso di colpa per la causa in corso non c'è?

Alla fine, dopo lunga insistenza, delle scuse sono arrivate davvero. Molto meno sentite e passionali rispetto alla difesa dell'amico autore. Nessun video, poche righe. Dove ancora una volta viene citato libro, editore e l'autore contestato. L'ho trovata davvero una subdola manovra di pubblicità occulta! Ci hai preso per fessi?!

E poi ancora, offrire le sale in avanzo (per via del ritiro dell'autore) alle associazioni e ai centri antiviolenza per parlare delle violenza di genere... mi è sembrato il massimo dell'ipocrisia! 

Dunque è questo? Di femminismo e lotta alla violenza di genere si ricordano solo quando c'è da ripulirsi l'immagine? Le volontarie e le professioniste in prima linea contro le violenze non avrebbero meritato già da prima di essere accolte con tutti gli onori? Avrebbe avuto molto più senso invitare loro a una fiera dedicata alle vittime della violenza, piuttosto che farne solo adesso una scelta di ripiego! Si vuole trattare loro come stracci con cui ripulire i danni, mentre si stendono con troppa facilità tappeti rossi per personaggi discutibili. 

Se hai gli agganci giusti tutto è lecito. Questo è il messaggio che passa da tutta questa accozzaglia di scelte sbagliate. Sono le scuse più offensive che potessero arrivare.

Boicotto la fiera e vi invito a fare altrettanto per ribadire che la violenza di genere è un problema da affrontare con la massima serietà. Non si improvvisa un dibattito alla buona con cui riempire in fretta e furia sale rimaste vuote. E siamo anche stanche di parole! Ne avete dette tante, avete giocato a fare i cuori nobili, ma al momento dei fatti abbiamo visto tutto il contrario delle vostre prediche. Basta chiacchiere vuote! Abbiamo donne che muoiono! E vittime collaterali come figli rimasti orfani, genitori soli con il loro dolore, sorelle, fratelli e amici senza più una preziosa alleata accanto. 

Non fate dediche di valore, se poi dovete affogarle nei vostri miseri interessi personali.

Mi dispiace, so bene che le Case Editrici e gli autori hanno preso accordi per la loro partecipazione alla fiera con molti mesi di anticipo, per loro è complicato, spesso impensabile (dal punto di vista economico) rinunciare del tutto alla loro presenza in fiera. Già aver manifestato il loro disappunto è molto importante.

Noi visitatori possiamo fare di più. Per noi è facilissimo poter dire no. Evitate di andarci, evitate di sostenere questo circo.

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