Scrittore esordiente, emergente, famoso... venerabile maestro!

Essere uno scrittore emergente è sempre meglio di essere uno scrittore esordiente.
Non si direbbe, vero?
La parola "esordiente" sembra più gratificante. Spesso l'ho sentita usare al posto di "emergente", perché suona come una definizione più gentile.
Be', non lo è.
Esordienti ed emergenti sono due categorie ben distinte.

Lo scrittore esordiente è colui che, per la prima volta, pubblica la sua prima opera.
Troppi prima? L'ho fatto di proposito. "Prima" è la parola chiave per identificare un esordiente.
Dal vocabolario, esordire: "Iniziare un'attività o una professione; presentarsi per la prima volta sulla scena."
Uno scrittore al secondo libro già non è più un esordiente!
Funziona così. 

E se uno scrittore restasse fermo al primo libro? Resta un esordiente a vita?
Ah, qui la questione si complica talmente tanto che ne parleremo nella prossima puntata.

Dicevamo, dal secondo libro non si è più esordienti... e cosa si diventa? Scrittori emergenti!
Avete presente il film "Titanic"? Verso il finale, quando la nave è affondata e ci sono gli ultimi superstiti che annaspano nell'acqua, gridano e agitano le braccia?
Quelli sono gli scrittori emergenti.
Già è molto positivo il fatto che siano lì, in superficie. Ricordiamoci che altri sono affondati con la nave!
Però, se focalizzate le immagini del film nella vostra mente, fateci caso, non sono tutti in superficie allo stesso modo.
C'è chi non ha niente.
Chi è sulla scialuppa.
Chi ha il giubbotto di salvataggio.
Chi ha trovato un appiglio.
Chi si stringe a qualcuno.
Lo sapete bene, più le condizioni sono migliori, maggiori sono le possibilità di restare vivi e di riuscire a farsi notare dalla nave di soccorso, quando arriverà.
Lo stesso vale per lo scrittore emergente: deve fare tutto ciò che è in suo potere per curare al meglio i suoi scritti... e se stesso! I libri impiegano tempo, molto tempo per arrivare alle persone giuste, per crescere di popolarità. Bisogna restare calmi e resistere nel lunghissimo periodo da "emergente".
La nave di soccorso è una metafora in cui potete vedere un grande editore, un concorso importante, un agente letterario, una raccomandazione, un regista che decide di fare un film tratto dal libro, i lettori che danno un forte sostengono... ed ecco che l'autore emergente può tentare il salto verso la categoria "scrittore famoso".

Uno scrittore è riconosciuto come "famoso" quando:
I suoi libri sono spesso in vetta alle classifiche di vendita con numeri da capogiro.
Da almeno uno dei suoi libri è stato tratto un film o una serie TV.
Lo pregano e lo pagano per partecipare a festival e programmi TV.
Può mollare il suo lavoro e vivere solo di scrittura (e di ospitate TV).
Avete notato anche qui una parola chiave? Già, "TV". In buona sostanza, oggi come ieri, nonostante i tanti follower sui social, si diventa davvero famosi solo dopo il benestare dei salotti televisivi.

Raggiunta la fama... tutto bene?
E no. Iniziano i problemi. Dopo una festosa accoglienza, arriverà il momento in cui molti guarderanno il nostro autore con odio e noia.
Sempre questo... non è neanche tanto bravo... ma non li scrive lui, sicuro!... glieli scrive la moglie, la madre, il padre... è meglio il fratello... ma perché non emigra... non sa scrivere... solo in Italia poteva avere successo uno come lui... solo all'estero potevano prenderlo in considerazione...ecc... ecc...

Come scrive Berselli in "Venerati maestri": «In Italia c'è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di "brillante promessa" a quella di "solito stronzo". Soltanto a pochi fortunati l'età concede poi di accedere alla dignità di "venerato maestro"».

Non si diventa "venerati maestri" senza aver sofferto un periodo da "soliti stronzi".
Ricapitolando: lo scrittore deve esordire, annaspare per un bel po' (una vita!) tra gli altri emergenti, se (e solo se!) ha fortuna (e resistenza!) godrà di un briciolo di fama che lo porterà dritto dritto a essere considerato il "solito stronzo", e infine (se Dio vuole, come diceva mia nonna) a ottant'anni nessuno dovrebbe negargli il titolo di "maestro".

Il consiglio per gli scrittori: divertitevi a scrivere, godetevi il momento e le piccole soddisfazione che arriveranno lungo il cammino senza farvi troppe illusioni.

Il consiglio per i lettori: abbiate pietà!



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