I Dialoghi di Trani 2019, alcune libere riflessioni.

Esattamente una settimana fa iniziava la XVIII edizione de "I Dialoghi di Trani", un evento culturale che si distingue per l'elevata qualità dei temi affrontati e dei suoi ospiti.

Tra i tanti incontri che si sono susseguiti per sei giorni, dalla mattina fino alla sera, resterà nel mio cuore di cinefila, l'arrivo del tutto a sorpresa dell'attrice premio Oscar Helen Mirren, sempre più innamorata della Puglia e decisa a sostenere gli agricoltori nella loro lotta contro la xylella, che rischia di espandersi in tutta la regione. Non so se avete idea di quello che significa. Gli ulivi e i muretti a secco sono caratteristiche uniche della Puglia, sono le anime di questa terra, i nostri avi. Perdere un ulivo è come perdere un parente. Sono sicura che molti agricoltori hanno in mente il volto e la voce di chi ha piantato quell'albero nella speranza di dare un sostegno sicuro e di lunga durata ai suoi discendenti. Sradicare un ulivo è una terribile perdita economica e affettiva.
La Puglia non può perdere la sua identità restando senza le sue distese di uliveti. Urge una soluzione che preservi il paesaggio e la sua storia secolare.

Ecco perché vale sempre la pena partecipare a un festival letterario. Vi aspettavate un interesse del genere da un'attrice inglese? Questi eventi offrono delle occasioni per scoprire o riscoprire delle personalità, ma sopratutto delle questioni che i media danno oramai per scontate, ma che continuano a ferire e a essere urgenti. 
Per me, da autrice, gli eventi culturali, soprattutto se ben organizzati come "I Dialoghi di Trani", valgono quanto un corso di aggiornamento professionale.

Ad esempio, per il mio ultimo libro, "Confessioni tra donne", ho dovuto cercare delle informazioni sul terrorismo. Ho digitato per mesi sulla barra delle ricerche delle richieste così assurde che ho temuto di essere segnalata dai servizi segreti come persona pericolosa!
Devo ammettere che mi sarebbe stato molto utile scoprire prima "Jihadisti italiani" inchiesta dei giornalisti Giuliano Foschini e Fabio Tonacci. Non ho potuto "rubare" loro delle informazioni da rielaborare nel mio romanzo, ma almeno, ascoltandoli, ho ricevuto delle conferme. Siamo giunti alle stesse conclusioni, anche se abbiamo lavorato in modo molto diverso.
I due giornalisti hanno raggiunto i luoghi caldi, hanno cercato di scoprire ogni dettaglio sugli aspiranti terroristi, a partire dall'esplorazione dei loro quartieri. Ovviamente hanno parlato con parenti, conoscenti e anche con gli stessi aspiranti terroristi. Sono riusciti a ottenere documenti inediti, chat, e-mail... insomma, giornalismo serio!



Io, per il mio romanzo, mi sono mossa in modo molto più comodo, anche a causa del mio scarsissimo budget. Ho sfruttato le indagini e le disavventure vissute dagli altri, ho letto tutto ciò che ho trovato sull'argomento per cercare di capire la psicologia dei terroristi. Mi è capitato quasi per miracolo, per le mie solite strane coincidenze, di poter seguire un corso di arabo. Quanto sono portata per le lingue straniere? Zero! Ho imparato giusto i saluti e l'alfabeto, non mi basterebbe una vita per apprendere l'arabo. Già in questa difficoltà linguistica, dove non esiste un misero appiglio, né "friend" né "false friend", temo che il mondo arabo e quello occidentale siano destinati a viaggiare come due rette parallele senza incontrarsi mai. Parlare in modo differente, porta a ragionare in modo differente. Eppure, il dialogo deve esserci. Dobbiamo capirci.

Partiamo dal nostro punto in comune: l'essere umani. La nostra varietà di sentimenti, i nostri bisogni primari sono li stessi. Per soddisfarli mettiamo da parte le nostre divergenze, impariamo la tolleranza, il rispetto dell'altro, curiamo la vita e questa Terra.

Ma siamo davvero ancora capaci di "umanità"?
Noi italiani ci distinguevamo per la nostra cordialità, adesso sembriamo cani rabbiosi pronti ad aggredire e insultare persino una nonnina solo perché ha osato suggerire di non attraversare i binari ma di usare il sottopassaggio. Questa è una scena che ho visto con i miei occhi e mi sono ritrovata a dover invitare alla calma un ragazzo che poteva essere un nipote della signora. Non capiva che era un consiglio a fin di bene, lo viveva come una critica. 
Perché siamo diventati così?

Questo è un tema caro a Mauro Biani. Impossibile che non abbiate mai visto una sua vignetta, sono diffuse sul web oltre che sulla carta stampata. Il tratto di Biani è elegante come pochi, accompagnato da battute molto dirette. Ha un'invidiabile capacità di sintesi, un vero talento nello scegliere le parole giuste per centrare il suo obiettivo. 



Tantissime sue vignette parlano d'immigrazione, ma il suo intento, più che raccontare l'immigrazione è raccontare noi, il modo in cui siamo cambiati, questa assurda cattiveria crescente che spinge alcuni persino a invidiare la maglietta, il telefono, lo smalto o il fisico di chi un attimo prima stava per morire in mezzo al mare. Vi sembra normale? Non eravamo così. Biani ci sbatte in faccia la nostra involuzione sperando di spingerci a ritrovare la nostra parte migliore e a cacciare via il piccolo mostro, che, purtroppo, è in ognuno di noi.
Anche in questo incontro, ho trovato delle affinità.
Scrivo quasi sempre una dedica sui miei libri, quella di "Confessioni tra donne" è molto semplice ma sentita: "Dedicato a chi spera in un risveglio dell'umanità".
Non do colpe solo ai miei connazionali, vedo un tracollo globale. Cosa possiamo fare?

Riprendiamoci i "Buongiorno" e i "Buonasera" quando si entra ed esce da un luogo pubblico.
Ricordiamoci le piccole attenzioni, un po' di cortesia che non costa nulla.
Cerchiamo di avere più pazienza.
Non si prevaricano i più deboli, ma si tende loro la mano.
Impariamo a contestare senza scadere nel volgare.
Facciamoci rispettare senza urlare.
Non auguriamo mai il male.
Viviamo per fare ogni giorno qualcosa di buono.
Dialoghiamo, anche se sembra difficile o impossibile.
Restiamo umani perché è tutto quello che siamo.

Grazie a "I Dialoghi di Trani" per aver reso possibili questi e tutti gli altri incontri. Servono. A volte, seduti su una sedia ad ascoltare, ci si può anche annoiare, avere la sensazione di perdere tempo... e invece qualcosa resta. E le idee si muovono! Speriamo in una direzione migliore.


My Instagram

Designed By OddThemes | Distributed By Blogger Templates