Nuovo romanzo! Primo capitolo in anteprima!

Carissimi Nihiller,
scusate la mia lunga assenza dal blog, ma sono concentrata sul nuovo romanzo. Ebbene sì, è in arrivo disponibile una nuova storia tutta da leggere! Non so bene ancora quando la pubblicherò, sto lavorando a gli ultimi ritocchi... sono molto agitata e preoccupata, spero tanto che vi piaccia!

Per farmi perdonare questo lungo silenzio, vi propongo in super anteprima il primo capitolo.
Buona lettura! 😉



4 settembre 2015, ore 13:30
Pierre stava masticando il suo pan bagnant, un enorme panino dal diametro di venti centimetri pieno di pomodoro, cipolla cruda, olive, insalata, tonno e acciughe. I gomiti sul tavolino, la schiena protetta dagli spifferi con la sedia sistemata contro la vetrata della boulangerie dove si era appena servito. Nora, seduta alla sua destra, se ne stava ferma con il suo solito pranzo tra le mani: il Parisien, una mezza baguette con burro e prosciutto. La semplicità dei gusti di Nora non era dovuta a una dieta prescritta da un medico, era più una dieta sentimentale. Le pizze e le baguette farcite con pomodoro e mozzarella le mettevano malinconia solo a guardarle, le ricordavano troppo l’Italia, il suo Paese d’origine.
Dalla sua angolazione, Nora riusciva a intravedere una parte della piccola piazza, e solo la base del monumento al centro, dedicato a chissà chi. Qualche panchina sotto gli alberi dal fogliame lievemente ingiallito, e sullo sfondo i tipici palazzi francesi dal tetto d’ardesia, tanto da sogno fuori quanto da incubo dentro. Almeno era così il palazzo in cui Nora si era trasferita. Aveva a disposizione un’unica stanza che valeva come camera da letto, cucina e soggiorno. Il bagno era strettissimo, con un concentrato di tubi in vista sulle pareti.
“Sono caratteristici, fanno arredamento” le aveva detto l’agente immobiliare.
“Fanno schifo” aveva risposto Nora senza mezzi termini, ottenendo così un piccolo sconto sull’affitto. Ciò non l’aveva consolata dal dover guardare ogni giorno quei tubi che ancora adesso le trasmettevano un senso di disordine, approssimazione e incuria che non riusciva a sopportare.
Solo quando andò a viverci, scoprì anche il pessimo isolamento acustico. Poteva sentire persino se i suoi vicini aprivano un pacchetto di cracker, e la notte era come se russassero accanto a lei nel suo letto.  
«Cosa aspetti a mangiare? Non abbiamo tutta la giornata.»
Nora guardò Pierre e annuì.
«Non che mi dispiaccia starmene qui tranquillo con te, lo sai…»
«Lo so» rispose lei con un sorriso, ma ancora una volta si bloccò prima di addentare il Parisien.
«Ehi, cosa hai puntato, Tigre?» le chiese lui.
«Non trovi che sia bellissimo?» rispose lei con un tono di voce caldo e lo sguardo trasognato.
Pierre tratteggiò nella sua mente una linea che partiva dalle pupille di Nora e raggiungeva un giovane, il solito pallido e magro spilungone, a suo giudizio. «Mmmh, puoi avere di meglio» disse mosso da un pizzico di gelosia. Sapeva che Nora non lo avrebbe mai guardato in quel modo, doveva farsene una ragione.
«Sto parlando del cane, non del proprietario!» precisò subito lei.
Pierre abbassò la testa e rise per l’imbarazzo, in fondo doveva aspettarselo. Lo spilungone portava a spasso un pastore tedesco, o forse era più corretto dire che il pastore tedesco portava a spasso lui, strattonandolo di qua e di là, ovunque avesse voglia di annusare.
«Un esemplare perfetto, peccato che sia finito nelle mani di chi lo tratta come un cagnolino da salotto, da portare a passeggio solo per i bisogni. Deve essere il suo primo cane. O la prima volta che ha un pastore, un cane da lavoro. Addestrato come si deve, avrebbe avuto un grande potenziale. Guarda come usa il suo tartufo, si sa, hanno un buon olfatto, ma quell’esemplare lì è assolutamente portato per utilizzarlo al meglio.»
«Lo vedi bene come cane antidroga?»
«Ah, quello sarebbe il suo campo! Però non sottovaluterei di poterlo usare per la ricerca di persone. Andrebbe un po’ temprato di carattere. È ancora giovane, non ha più di un anno, ci si può lavorare. Vedi come si muove? Non ha ancora sicurezza, è un cucciolone… Ha bisogno di maggiore attività fisica, potrebbe avere una muscolatura più possente. E soprattutto gli servono stimoli mentali! La sua innata genialità non deve essere sprecata. Che mantello folto e lucente! Secondo me l’ha preso perché era un suo sogno da bambino e ha messo il pedigree in cornice.»
«Guardava Rintintin
«Io punterei più su Il Commissario Rex
«Mi stai dando del vecchio?»
«I tuoi figli non sanno nemmeno chi è il Commissario Rex, se ti consola, loro fanno sentire me terribilmente vecchia!»
«Sai, hai ragione! Mi sa che non hanno mai visto Rex…»  
«Forse è meglio così…»
«Era così brutto quel telefilm?»
«Ma no! Tutt’altro! Dovresti farlo vedere ai tuoi figli. Anche se ci sono un po’ di cadaveri, scene di sesso e psicopatici inquietanti…»
«Dovrei incoraggiarli a vedere quella roba? No, senti, sono così contento di guardare i cartoni animati con loro, più i cartoni sono stupidi e infantili più mi rilasso, e mi piace tantissimo sentirli ridere…»
«Hai ragione. Per la cronaca, quel mio “forse è meglio così” era rivolto al cane.»
Pierre alzò gli occhi al cielo. «Ma come ho fatto a non capirlo?! Sono già due volte che faccio la stessa gaffe in… cinque minuti?»
Nora tralasciò lo sfogo ironico di Pierre e gli rivelò i suoi pensieri. «Come cane da salotto potrà vivere a lungo e tranquillo. Potenziale sprecato, ma anche tanti problemi di salute in meno dovuti all’allenamento, lo stress, l’affaticamento…»
Pierre, continuando a mangiare il suo gustoso panino, ascoltava ammirato il lungo discorso della collega, pieno di tecnicismi e passione. Era come seguire un documentario sui cani in tv. Riusciva a visualizzare mentalmente tutto ciò che  diceva. Nora, concentrata sulle sue descrizioni cinofile, aveva ormai posato il suo pranzo su un paio di tovaglioli di carta ben disposti sul tavolino, per poter aiutarsi con i gesti per essere il più precisa possibile.
«Ora che c’è, Tigre?» disse Pierre vedendola d’improvviso serissima e immobile.
«Il cane ha drizzato le orecchie, deve aver notato qualcosa di anomalo… oh, cazzo!»
«Merda! Dei rapinatori!» esclamò Pierre pulendosi subito le labbra con un tovagliolo. Si sentì scuotere da un’ansia febbrile, si alzò di colpo e si precipitò più veloce che poté, con la pancia che gli rimbalzava sulla cintura, verso l’auto parcheggiata di fronte, ad appena due metri dalla boulangerie. Aprì lo sportello, si buttò con tutto il suo peso sul sedile e chiamò subito i rinforzi.
Nora controllò la sua arma d’ordinanza e corse verso il supermercato.
Pierre se la vide passare davanti, come se il parabrezza dell’auto fosse il telone di un cinema. Non poteva credere ai suoi occhi. Quell’attimo di incredulità lo fece urlare con più ritardo del dovuto: «Nora! Dove vai? Fermati! Cazzo, torna qui!»
«Panda, tu resta lì! Credimi, è giusto così» gridò lei in risposta.


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